Notte fonda. Nel buio c’è una finestra accesa.
“Era come il classico tema che un tempo si dava alle ultime classi delle elementari, perché già presupponeva una certa maturità nell’immaginare conseguenze e retroscena: «Notte fonda. Nel buio c’è una finestra accesa».
E i futuri depressi scrivevano: «un uomo che sta morendo», i futuri ottimisti: «una festa da ballo», i futuri ossessionati dagli obblighi della vita: «un bambino che è indietro sui compiti del giorno dopo», mentre i futuri conformisti: «una mamma che veglia il suo bambino malato».
E l’ipotesi più ovvia per la finestra illuminata nel buio è quella di uno che si è dimenticato di spegnere la luce. Ma queste forse sono risposte da persone incattivite, che hanno superato l’età della scuola.”
A. Franchini, Cronaca della fine, Venezia, Marsilio, pp. 168.
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