L’efficienza disegna il nuovo skyline milanese: Gioia 22
Per capire davvero perché viene chiamata la scheggia di vetro bisogna avvicinarsi abbastanza da essere costretti a piegare il collo indietro fino a quella posizione che ti fa naturalmente socchiudere le labbra, e quindi guardarla da sotto.
Gioia 22 si staglia nel cielo per tutti i suoi 120 metri, riflettendo frammenti di nuvole e città incorniciati nelle linee geometriche delle sue facciate leggere. Una copertura a curtain wall elegante e dinamica, che libera le pareti in vetro dall’onere del sostegno, relegando lo scarico dei pesi allo scheletro di pilastri interni. Una finestra su Milano alta oltre 25 piani. Specchio sulla e per la città: Gioia 22 è l’emblema della Milano che muta, si evolve, si impegna a migliorare se stessa.
Passeggiando con mia madre per il quartiere di Porta Nuova qualche sera fa, l’ho sentita stupirsi di come il volto dell’area fosse cambiato tanto da essere quasi irriconoscibile. Da ragazza avevo l’ufficio qui vicino e ci passavo tutti i giorni, eppure adesso potrei perdermi. In effetti l’immagine della città grigia e nebbiosa è quanto di più lontano dall’aspetto che è arrivato ad avere il Porta Nuova district, che sotto la gestione di COIMA ha subito un intervento di rigenerazione urbana profonda passando da antico scalo ferroviario in disuso a centro direzionale, con una superficie che sfiora i 300.000 mq e vanta alcuni dei progetti d’architettura sostenibile e landscape più innovativi d’Europa.
Tra questi, al posto degli ex uffici dell’INPS in disuso dal 2012, è nato Gioia 22: il primo edificio di queste dimensioni a rispettare lo standard NZEB (Nearly Zero Energy Consumption Building) in Italia e dotato di tutti i requisiti per ottenere le certificazioni LEED Gold Core & Shell – per la sostenibilità della sua architettura e l’efficienza energetica ed idrica – e WELL – per l’alta qualità della sua vivibilità. I materiali utilizzati, inoltre, sono stati certificati Cradle to Cradle (c2c), un sistema di certificazione sostenibile che valuta la circolarità dei materiali e dei prodotti premiando l’assenza di rifiuti di produzione.
Impressionante come lo studio d’architettura incaricato del progetto, CPCA – il medesimo che ha curato il masterplan del centro direzionale di Porta Nuova e il design sia di Torre Unicredit che di Piazza Gae Aulenti – sia riuscito a coniugare estetica ed efficienza sviluppando un edificio coerente tanto con il volto futuristico della Milano che si fa metropoli, quanto con i più alti standard di innovazione.
Un volume che si espande in maniera ascendente dando vita a una forma inusuale e dinamica a sei facciate – di cui tre (i fronti sud, est ed ovest) con diverse inclinazioni, mentre le restanti verticali – e che arriva a ricoprire una superficie lorda totale che sfiora i 70.000 mq. I 25 piani aerei di Gioia 22 si riconoscono nella trama che disegna il sistema di facciata continua: un involucro a cellule composte da moduli indipendenti per un’altezza totale – corrispondente a ciascun interpiano – di 4100 mm in triplo vetro dallo spessore complessivo di circa 64 mm. Ciascun modulo è composto da un vetro trasparente temprato a caldo alto 3000 mm in corrispondenza dell’altezza degli uffici, completato da una fascia opaca spandrel che ospita l’impianto fotovoltaico integrato (BIPV).
Questo si estende su una superficie di quasi 6000 mq , chiaramente concentrato in corrispondenza delle facciate più esposte alla luce. Si tratta di celle in silicio monocristallino nero di sette tipologie e forme differenti in maniera da rispondere adeguatamente alle esigenze strutturali complesse delle facciate e con una potenza di picco compresa tra i 200 e gli 805 Wp – la potenza di picco totale dell’impianto è di circa 1000kWp. Le celle sono inoltre dotate di diodi di blocco che garantiscono l’isolamento di ogni stringa dalle altre in caso di ombreggiamenti o guasti; mentre ogni modulo è fornito di un ottimizzatore di potenza che, oltre a monitorarne le prestazioni in tempo reale, permette di aumentare la produzione inseguendone costantemente il punto di massima potenza (MPPT).
Credo che chiunque lamenti il fatto che l’installazione di fotovoltaico sugli edifici ne guasti il valore estetico dovrebbe farsi una passeggiata tra i palazzi dei quartieri riqualificati di Milano negli ultimi dieci anni. Le fasce più scure di Gioia 22, pensate per favorire la densità di potenza delle celle e quindi aumentare la resa energetica, sono sapientemente distribuite sulla superficie verticale in maniera da assecondare l’irraggiamento, ma dando anche vita ad un disegno equilibrato e vivace, capace di creare movimento nel design dell’edificio stesso. Gioia 22 non è solo efficiente, è bello da guardare con il suo gioco di chiaro-scuro, le superfici divergenti che si librano verso l’alto e i riflessi vibranti che riverberano istanti della vita che scorre in città.
E la produzione fotovoltaica non è l’unica tecnologia votata alla sostenibilità energetica adottata nell’edificio: oltre alla curtain wall funzionale ed altamente isolante, Gioia 22 è dotato di un impianto che sfrutta l’acqua di falda e una pompa di calore acqua-acqua altamente efficiente per gestire il riscaldamento e raffrescamento dell’edificio, quindi di free cooling e travi fredde attive, arrivando così ad abbattere notevolmente il fabbisogno energetico della struttura – che viene soddisfatto per circa il 65% dall’energia rinnovabile autoprodotta.
Una scheggia di vetro infilzata per quattro piani nel terreno del lotto opposto, rispetto a viale Melchiorre Gioia, della Biblioteca degli Alberi, e che si inserisce da protagonista – ma con armonia – nel nuovo skyline milanese.