Il colpo d’occhio di Bob Krieger
Questione d’impatto. Quando si varcano i cancelli della Villa Reale di Monza il colpo d’occhio è inevitabile. D’altro canto Piermarini – quello stesso architetto che ha costruito anche La Scala di Milano e Palazzo Belgioioso – con le prime impressioni ci sapeva fare: un ampio viale in ghiaia bianca, poi un secondo cancello, una splendida fontana canterina e sullo sfondo le ali della Villa, in tutto il loro luminoso splendore neoclassico.
Ma fermiamoci qui, anzi fermiamoci prima. Fermiamoci prima del secondo cancello e svoltiamo a sinistra. Colpo d’occhio numero due: l’Orangerie. Rose, profumi, un crogiuolo di colori nel pieno della propria espressione. Si passeggia tra i vialetti stretti che contornano le aiuole, si tenta di riconoscere le varierà di flora. Poi si passa sopra il breve ponticello che sovrasta lo stagno e ci si ritrova ad indicare stupiti: “guarda, le ninfee!”. Bambini al parco giochi.
E infine, oltre gli odori le tinte gli stupori, perfino oltre qualche avventore che si arrischia ad oltrepassare l’invisibile recinto che protegge le aiuole e viene ripreso da qualche guardia indignata – “ma signori! Non si calpestano i fiori” -, infine, dicevamo, un terzo ingresso, e un terzo colpo d’occhio. Dopo l’architettura e la natura, la fotografia.
L’occasione è la mostra fotografica di Bob Krieger – Sguardi del Pensiero e dell’Anima: un’installazione lunga tutta la sala che ricorda vagamente la struttura regolare del DNA umano, e che si compone di grossi cubi agglomerati tra loro e sospesi nell’aria, che mostrano i bei ritratti sorridenti dei personaggi italiani più noti degli ultimi cinquant’anni.
Artisti, giornalisti, imprenditori, personaggi televisivi. E ancora calciatori, attori, storici, scienziati e registi. Fotografie bellissime che riescono a comunicare l’indole dei signori presenti. C’è chi ride, chi propone uno sguardo serio e penetrante, chi si costringe al fare posa ma si vede che vorrebbe solo scappare davanti a quella macchina cattura anima che sembra essere l’obbiettivo fotografico di Krieger. E c’è anche chi fa la boccaccia.
Eppure esiste come un filo rosso che collega ogni volto, e che non è dato solo dalle tinte in bianco e nero o dalla composizione del progetto. Si tratta di qualcosa di impalpabile, come di un’atmosfera, o di un’indole di cui l’installazione, nel suo complesso, fa mostra. Una caratteristica unica e irripetibile che la contraddistingue: quasi che da quell’enorme pezzetto di DNA italiano trasparisse davvero una sorta di genoma personale.
Poi, chiaramente, c’è il lato ludico della situazione. Perché ammettiamolo: di fronte a un così ampio e invitante insieme di facce dell’immaginario nostrano è praticamente impossibile non cominciare a giocare a “indovina chi”. E allora si scoprono Baggio e i fratelli Agnelli, si riconosce Indro Montanelli e un giovanissimo Fiorello, si indicano i coniugi Mondaini e Vianello, la Montalcini e guarda! c’è anche Giovanotti.
“Questi cubi sono dei luoghi dove saranno custoditi questi pensieri e le anime degli italiani che hanno lasciato un’eredità”, spiega il fotografo, un’eredità varia e diversa che però ha tracciato la propria impronta indelebile nel nostro passato recente e ha quindi informato il nostro immaginario attuale. Come per dire che giocare a “indovina chi” può essere anche un modo per ripassare la nostra storia, uno strumento per leggero per non dimenticare.
INFORMAZIONI UTILI
Bob Krieger
Sguardi del Pensiero e dell’Anima
Orangerie della Villa Reale di Monza
Fino al 1 luglio 2018