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Tiziano: l’uomo di mondo

Tiziano: l’uomo di mondo

Le Scuderie del Quirinale ospitano i capolavori di Tiziano. Andiamo alla scoperta del pittore più intraprendente e cosmopolita del ‘500.

“Nessun altro grande artista si appropriò di tanto facendo così poche concessioni; nessun altro grande artista fu tanto flessibile pur restando completamente se stesso.”

(E. Panofsky)

La Serenissima, gli Este, i Gonzaga. E ancora Carlo V di Spagna, Filippo II, il papato. In un periodo come il nostro, in cui si lamenta tanto la cosiddetta fuga di cervelli all’estero, è interessante andare a scoprire come la ricerca di committenze straniere sia un fenomeno tutt’altro che recente.

Così, approfittando della mostra Tiziano, esposta a Roma fino al 16 giugno, ho voluto curiosare nella vita di uno dei maggiori maestri della Scuola Veneziana: Tiziano Vecellio. Passeggiando tra dipinti dall’impostazione cromatica squillante, dalla luce ariosa e dai toni insieme limpidi e caldi, quali sono le spesse opere materiche del Maestro, casualmente mi è caduto l’occhio sulla loro provenienza. Luoghi e signori di tutta Europa hanno cominciato ad affollarsi sotto il mio naso.

Senza volerlo un dubbio ha preso a frullarmi nella testa: che anche il grande artista risorgimentale vivesse alla mercè di Pluto, l’avaro dio del denaro? Ebbene sì; ma sorprendentemente questo fatto è stato, per noi, una grande fortuna.

Respinto da Venezia, che ormai aveva già in Lorenzo Lotto un più proficuo e servizievole celebratore, Tiziano si affida al gusto spagnolo. La sua ventura sarà, infatti, l’imperatore Carlo V e ancor di più il figlio Filippo. Hai presente quella sensualità raffinata “alla Tiziano” che si ravvisa nella veste della Flora (1517), nelle bionde chiome della Maddalena (1531-35) e che era costata al Maestro la bisbigliata accusa di sfrontatezza? Ecco, quel velato erotismo può finalmente esplodere nella concreta passionalità di Danae e la pioggia di monete d’oro (1544-1545), proprio grazie alla liberale committenza degli imperatori ispanici.

Tiziano, Danae e la pioggia di monete d’oro, 1544-45.

Dunque già nel ‘500 trovava conferma il nefando verbo: se vuoi essere te stesso e non morire di fame ti tocca andare a operare all’estero.

C’è da dire che Tiziano si è spento vetusto e benestante. Beato lui.

Federica Musto


INFORMAZIONI

Tiziano

Roma, Scuderie del Quirinale

Fino al 16 giugno 2013

www.scuderiequirinale.it

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