Panismo
“Poiché ancora in noi la natura simpatica persiste poiché la nostra vecchia anima abbracciata dalla grande anima naturale palpita ancora a tal contatto, il convalescente misurava il suo respiro sul largo e tranquillo respiro del mare, ergeva il suo corpo a similitudine de’ validi alberi, serenava il suo pensiero alla serenità degli orizzonti. A poco a poco, in quegli ozii intenti e raccolti, il suo pensiero si stendeva, si svolgeva, si dispiegava si sollevava dolcemente come l’erba premuta in su’ sentieri; diveniva infine verace, ingenuo, originale, libero, aperto alla pura conoscenza, disposto alla pura contemplazione; attirava in sé le cose, le concepiva come modalità del suo proprio essere, come forme della sua propria esistenza; […]. Il giovine, disteso all’ombra o addossato ad un tronco o seduto su una pietra, credeva sentire in sé medesimo scorrere il fiume del tempo; con una specie di tranquillità catalettica, credeva sentir vivere nel suo petto l’intero mondo; con una specie di religiosa ebrietà, credeva posseder l’infinito.”
G. D’Annunzio, Il Piacere, libro secondo, p. 102-103.