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L’armonia di Mies van der Rohe: Farnsworth House

Il rumore croccante di un passo che affonda nella neve. Intorno, silenzio bianco. Quell’atmosfera morbida che soltanto la neve appena fioccata è capace di creare. Ogni rumore è attutito, ovattato; e poi, in lontananza, lo spezzarsi di un rametto seguito dal tonfo soave di un piccolo cumulo che finisce la propria corsa nel fiume, e viene trascinato via dalla corrente. La melodia della natura

Farnsworth House, Plano, Illinois. Designed by Ludwig Mies van der Rohe. Photographer: Carol M. Highsmith's, U.S. Library of Congress, Highsmith Archive
Farnsworth House, Plano, Illinois. Designed by Ludwig Mies van der Rohe. Photographer: Carol M. Highsmith’s, U.S. Library of Congress, Highsmith Archive

È così che mi sono sempre immaginata l’arrivo a Farnsworth House, in Illinois. Realizzata da Mies van der Rohe tra il 1946 e il 1950, resta a mio avviso una delle abitazioni più incantevoli che siano mai state costruite. Leggera, nel suo sollevarsi da terra come se galleggiasse sul terreno. Delicata, in quel gioco di pieni – l’ossatura in acciaio laccata di bianco – e di vuoti – le ampie vetrate scorrevoli che la avvolgono per tutto il perimetro, regalandole luce, respiro e musicalità. Ed è pazzesco come tutti i progetti di Mies siano capaci di evocare sinfonie che sembrano diffondersi nell’aria circostante, come a creare l’atmosfera perfetta perché chi li osserva possa apprezzarli in maniera adeguata. Le note dolci d’un pianoforte che sembrano aleggiare tra i marmi policromi e i riflessi del Padiglione Tedesco, costruito da Mies per l’Esposizione Universale di Barcellona nel 1929; e ancora la melodia della tromba di Lee Morgan che pare attirare come una calamita jazz chi passeggia su Park Avenue, a New York, fino ad uno slargo che spezza il fronte continuo della strada: la piazzetta pubblica smaltata in travertino bianco su cui staglia il Seagram Buiding, un edificio che nella sua essenziale modernità riesce a racchiudere la personalità della sua stessa epoca. E anche qui quel respiro, quel passo indietro che l’elegante grattacielo ricoperto di bronzo sembra compiere come a pretendere una giusta distanza di osservazione. Un intervallo musicale – il tempo e lo spazio che lo sguardo richiede.

Edifici che rasentano la perfezione. Equilibrio, grazia, tensione. Quella tensione che scaturisce dalla semplicità, quella tensione che grida “sono così, non potrei essere altrimenti”. 

Farnsworth House by Mies Van Der Rohe. Photographer: Victor Grigas, 2013. CC BY-SA
Farnsworth House by Mies Van Der Rohe. Photographer: Victor Grigas, 2013. CC BY-SA

E così, a Casa Farnsworth. La osservo da lontano, con respiro. È la casa a chiedermelo. Lo spiega lo stesso Mies durante un’intervista radiofonica del 1968: “Era costruita su palafitte, affinché si evidenziasse la sua posizione fantastica e sospesa. Sembrava un cristallo e io credevo di aver realizzato in un edificio, in un certo senso, l’emancipazione dell’uomo dalla forza di gravità”.  Una teca di cristallo sorretta da candide colonne d’acciaio. Preziosa, aperta, accessibile, armoniosa. Non contiene nulla, non protegge altro. È essa stessa l’opera d’arte. Segue il ritmo musicale del proprio respiro, come fosse viva. Ed è in pace. 

Curioso come il concetto di pace divenga necessario proprio in periodi come questo, quando per forza siamo costretti ad abbandonare la caoticità della vita quotidiana cui siamo abituati e a rinchiuderci nelle nostre abitazioni come fossero gabbie – più o meno dorate. Gabbie ricche di comfort, che servono a tenere il pericolo fuori, ma che di fatto, fisicamente e ancor di più emotivamente, costringono noi dentro, alienati. Ed ecco nascere quel bisogno di pace, la necessità di trovare un nuovo equilibrio dopo la terribile scossa di terremoto ricevuta. 

Farnsworth House by Mies Van Der Rohe – interior, 2013. Victor Grigas / CC BY-SA
Farnsworth House by Mies Van Der Rohe – interior, 2013. Victor Grigas / CC BY-SA

Casa Farnsworth nasce proprio così, con la richiesta da parte della committente di un rifugio dove coltivare i propri interessi, esprimersi, fare pace con se stessa: un tempio in cui dedicarsi agli esercizi spirituali della vita moderna. E Mies lo fa, crea un tempio. Libera la mente dell’architetto da tutta una serie di sovrastrutture che – come ha dimostrato – non erano necessarie, less is more. Riparte dal concetto stesso di architettura. Architettura è mettere due pietre insieme, accostarle con cura. Usa una parola particolare, carefullyCarefully significa proprio prendersi cura, fare qualcosa con attenzione, tenendo conto del contesto e allo stesso tempo creando poeticamente (nel senso della parola greca poiesis) qualcosa di nuovo, significa prendersi cura di ogni dettaglio, restando fedeli al rapporto tra la cosa che si sta facendo e il destino che le spetta. Carefully significa fare qualcosa con amore

Il risultato è un edificio che basta a se stesso. Due lastre rettangolari sospese sul terreno grazie a candidi pilotis che se da un lato proteggono la casa da allagamenti e umidità, dall’altro mantengono il rapporto con la natura circostante. Una relazione ancor più favorita dallo scheletro esterno in acciaio bianco che porge un openplan di circa 141 metri quadrati completamente a vista grazie alle vetrate alte quasi tre metri e che sostituiscono le pareti. Questo è interrotto solamente da un cubo posizionato in maniera asimmetrica sulla destra e ricoperto da pannelli di legno pregiato che, insieme al dettaglio prezioso e all’uso sapiente dei marmi, rimandano al paesaggio esterno, e che contengono solo i due bagni e un piccolo ripostiglio. Ai due lati opposti la cucina e il camino del salotto. Una soluzione molto elegante che permette gli sfoghi delle canne fumarie e dei servizi tramite un unico albero verticale, senza compromettere l’ariosità dell’ambiente.

Farnsworth House, 2019. Ron Frazier from Bloomington IL, United States - Drone photography along the Fox River, Kendall County, IL. Licenza: cc-by-2.0.
Farnsworth House, 2019. Ron Frazier from Bloomington IL, United States – Drone photography along the Fox River, Kendall County, IL. cc-by-2.0.

E poi la luce. La vetrata continua permette alla luce di attraversare lo spazio interno senza ostacoli, contribuendo al riscaldamento dell’ambiente – altrimenti gestito per irradiamento dalle lastre del pavimento -, ma soprattutto regalando una forte sensazione di libertà non limitata dalla barriera di una superficie opaca. La casa sembra potersi estendere a piacimento attraverso tutto il bosco che la custodisce. Il bisogno di privacy è a discrezione dell’abitante, che può tirare le tende secondo le proprie esigenze grazie ad un sistema a binario continuo che corre lungo tutto il perimetro della pianta.

La modularità del sistema di facciata ideato da Mies – in questo come in tanti altri progetti – può sembrare solo apparentemente semplice, ma nasconde in realtà un equilibrio geometrico che non si trova in nessun altro edificio analogo e che dà vita a quella magica musicalità che caratterizza il lavoro di questo architetto. Purezza, essenzialità, minimalismo. Un sistema di spazi che supera la tettonica tradizionale, e si fa espressione limpida di quella tensione che caratterizza la semplicità. Armonia, cura, amore. Mies van der Rohe.

Federica Musto

Amo l’arte in ogni sua forma, amo la bellezza e la curiosità che mi porta a scoprire sempre cose nuove.

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