Il tifoso
“Non amo il tifoso perché ha una strana caratteristica: non capisce perché tu non lo sei, e insiste nel parlare con te come se tu lo fossi […]. La situazione è particolarmente difficile con il tassista:
«Ha visto Vialli?»
«No, deve essere venuto mentre non c’ero.»
«Ma stastera guarda la partita?»
«No, debbo occuparmi del libro Zeta della Metafisica, sa lo Stagirita».
«Bene, veda e poi mi dica. Per me Van Basten può essere il Maradona del ’90, lei che ne dice? Però io terrei d’occhio Hagi».
E via discorrendo, come parlare al muro. Non è che a lui non ne importi niente che a me non ne importi niente. È che non riesce a concepire che a qualcuno non ne importi niente […]. Ho fatto l’esempio del tassista, ma lo stesso accade se l’interlocutore appartiene alle classi egemoni. È come l’ulcera, colpisce tanto il ricco che il povero.”
U. Eco, Il secondo diario minimo, Milano 1992, pp. 137-138.