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Cubusti e Cubismo: tempo di pittura

Cubusti e Cubismo: tempo di pittura

Pablo Picasso, Nudo, 1909, San Pietroburgo Hermitage

Fino al 23 giugno 2013 il Complesso del Vittoriano di Roma ospita Cubisti e Cubismo: oltre 200 opere provenienti dai maggiori musei del mondo per dare saggio della forza di rottura del movimento creato da Picasso e Braque.

Nel ‘700 Lessing riteneva che la pittura, giacché arte visiva, non fosse in grado di rappresentare un prima ed un poi, una temporalità. Per quanto discutibile fosse la sua posizione, non è difficile per noi capirne le origini: quando ti immagini un oggetto puoi girarlo e rigirarlo come preferisci, osservarlo mentalmente in ogni sua parte. Meglio ancora: ne hai in mente al contempo mille e più punti di vista, tutti diversi, tutti complementari. Ma quando poi provi a dipingerlo, beh, allora devi scegliere un solo aspetto, come fosse una fotografia.

Questo perché nella pittura, come nella realtà, di volta in volta si può avere un’unica prospettiva. Ogni oggetto non ti si mostra mai di per sé, completamente. Ogni oggetto ha in sé qualcosa di erotico, un vedere–non vedere, un mostrare e insieme fuggire. Kant li definiva «aspetti», Husserl «adombramenti»: le tante facce del medesimo oggetto.

Ma il XIX secolo conosce Cezànne, il pittore «che dipingeva troppo», e poi Einstein con la sua Teoria della Relatività. Insomma: agli artisti d’inizio ‘900 la prospettiva, emblema dell’unicità del punto di vista, sta decisamente troppo stretta.

E se la pittura non fosse confinata al solo ambito spaziale? E se esistesse una nuova, fondamentale «quarta dimensione»?

Tra il 1906 e il 1907 Picasso dipinge Les demoiselles d’Avignon, in cui le cinque prostitute vengono rappresentate da una molteplicità di angolazioni, così da ottenerne una percezione totale, simultanea.

Il tempo è entrato nell’arte figurativa. È nato il Cubismo.

Federica Musto


INFORMAZIONI:

Cubisti e Cubismo

Complesso del Vittoriano, Roma

Dall’08 marzo al 23 giugno 2013

www.comunicareorganizzando.it

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